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da Bruno21 » 15/09/2016, 19:27
Bolentino 15.
Iniziai a recuperare con molta prudenza.
Ma cosa significa recuperare con prudenza?
Recuperare piano?
Non è solo questo, recuperare con prudenza vuol dire assecondare anche gli strattoni della nostra preda, dovete considerare che il perderla o portarla a galla dipende molto da noi e dal nostro modo di gestirla, è difficile che si spezzi il bracciolo, è invece facilissimo che si slami perché si è allargata la ferita procurata dall'amo, questo bisogna evitarlo assolutamente.
Non restate come dei baccalà impalati con la canna parallela alla superficie del mare e girare il mulinello affidandosi unicamente alla frizione, la canna va tenuta abbastanza alta ed a ogni strattone bisogna assecondare la fuga abbassando la canna ammortizzando così la testata, questo ci permette di non fare allargare la ferita.
Non appena il pesce si ferma per recuperare le forze, ne approfittiamo per sollevarlo di qualche metro.
Così il mio pesce, un bel parago vicino al chilo, arriva in superficie, Arturo è pronto col guadino e un attimo dopo tamburella a pagliolo.
Come prevedevo ha mangiato al bracciolo più basso, quello innescato con gambero, anche gli altri non dormono, Vallero ha catturato una coppia di tanute piccole mentre Stefano ne ha in canna una discreta, non aspettavamo altro, le tanute ci sono, il pasturatore è già in acqua, Arturo lo fa scendere fino sul fondo, poi lo solleva di cinque metri e sgancia le sarde spezzettate.
La pesca continua e le tanute non mancano, mangiando la striscia di calamaro, preferibilmente quella più in alto, la taglia non è molto grande però ogni tanto qualche tanuta vicina al mezzo chilo si fa viva.
Continuiamo a pasturare e stiamo mischiando con i pezzetti di sarda, una pastura bagnata a base di sarda umida e pane grattato che si espande meglio in corrente e attirerà anche i pesci più distanti.
Provo ad innescare filetti di sarda e pezzi di coda, e dopo alcune catture di minutaglia, allamo un altro bel pesce, capisco che non sia un parago ma non so capire cosa sia, solo quando aggalla mi accorgo che si tratta di un'orata, merce rarissima su questa secca.
Sono quasi due ore che non vediamo più una beccata, sollecitato dagli amici decidiamo di fare una spostatura, faccio la manovra e mettiamo l'ancora a rimorchio senza salparla, la spostatura è di poche centinaia di metri, voglio provare più profondo, so dove dirigermi e passo sopra il punto prescelto, lo sorpasso e percorro 0,20 miglia direttamente col vento pieno sulla prua, faccio una virata larga e ritorno dove volevo con il vento di poppa, non appena lo sorpasso faccio sganciare l'ancora, rimetto la prua a vento e tengo il punto giocando sulle leve del motore finchè l'ancora non tocca il fondo.
Caliamo le lenze e qualche sciarrano abbocca immediatamente, sono pesci territoriali e una volta che avremo presi quelli della zona, difficilmente si rifaranno vivi.
Pasturiamo senza aspettare di verificare la presenza della tanute ma ad interessarsi delle nostre esche sono alcuni saraghi fasciati e sugarelli che catturiamo a mezz'acqua durante il recupero, passa più di un'ora prima che la prima tanuta si faccia viva, anche queste non sono grosse ma sono ugualmente divertenti.
Ecco siamo nell'ora magica che a Livorno chiamano calasole cioè quando il sole sta arrivando al tramonto, le catture riprendono vigore e anche la taglia dei pesci sta aumentando, ci fanno visita anche alcuni saraghi maggiori e qualche tanutona da togliere il respiro, anche alcuni paraghi si rifanno vivi.
Il sole sta quasi per tramontare quando rifacciamo l'ancora sollevata dal pallone, mentre rientriamo mettiamo a posto l'attrezzatura, sciacquiamo il pescato e Vallero s'incarica di farne quattro parti uguali lasciando a me il parago e l'orata.
Sono sicuramente più di dieci chili, una bellissima pescata a bolentino.
Fine della pesca a bolentino.